Di recente mi sono trovato a dover girare un video musicale – dall’inizio alla fine – in soli 3 giorni. Senza trascurare preparazione, sceneggiatura, riprese né montaggio.
Oggi ti spiego come.

Ti parlerò anche del mio processo creativo: da dove sono nate certe idee e cosa mi ha portato a compiere determinate scelte piuttosto che altre.

In tutto questo la comunicazione e la cura del cliente saranno dei temi ricorrenti.

Ma Prima Di Iniziare

Questo lavoro l’ho ottenuto tramite un mio regolare cliente nonché amico.
Quindi colgo l’occasione per evidenziare che: niente ti porterà tanti lavori quanto il passaparola. In questo lavoro vuoi essere una bella persona, prima ancora di essere bravo.
Sii una bella persona.

(C’è qualche rara eccezione in cui questo discorso si applica meno, e se sei quel tipo di fotografo saprai di esserlo. Ma cerchiamo sempre di essere belle persone comunque.)

Il Lavoro

Il mio cliente è un cantautore emergente.
Voleva un video musicale che durasse circa 1 minuto, da pubblicare insieme al suo nuovo singolo che sarebbe uscito da lì a qualche giorno.

Questa deadline estremamente breve è stata la prima cosa che mi è stata comunicata, chiedendomi se per me fosse possibile realizzare il video in tempo.
Io ho accettato perché sapevo di poterlo fare. Se la stessa cosa mi fosse successa quando ero agli inizi o in un periodo più carico di lavoro, avrei probabilmente rifiutato.
Meglio perdere un lavoro che promettere qualcosa che non puoi realizzare.

un Approccio Professionale

Dopo avere accettato un lavoro del genere non si ha tempo da perdere.
La prima cosa che ho fatto io è stata chiedere al cliente di dirmi tutto ciò che poteva riguardo al brano e alle sue idee per il video.

Mi è stata mandata la canzone intera, indicata una location che era stata scelta per il video, e mi è stato specificato che il video avrebbe dovuto essere verticale e in lip sync.

Chiaramente, questo non era molto, ma era abbastanza per iniziare.
A questo punto sapevo che avrei avuto bisogno di fare diverse altre domande.

Con le tempistiche che avevamo non c’era tempo per incontrarsi, e ci siamo visti per la prima volta solo il giorno delle riprese. Tutte le nostre comunicazioni precedenti sono avvenute per messaggio.

I messaggi vocali sono una cosa sulla quale col tempo e l’esperienza ho cambiato opinione.
All’inizio e per molto tempo ho pensato che non fossero un modo molto professionale di comunicare con i clienti, in quanto sarebbe stato meglio per loro avere tutte le informazioni che dovessero richiedere al loro fotografo per iscritto, così da poterle ritrovare più facilmente in caso di necessità.

E’ un dato di fatto che i messaggi vocali non forniscono la stessa accessibilità.

Ma un messaggio vocale è anche molto più personale. Si comunica e ci si esprime in maniera diversa in un vocale. Non solo il cliente ha modo di sentire la tua voce, ma anche il tono della tua voce, e può farsi un po’ più un’idea di chi sei e come ti poni.
E’ un’esperienza più intima, più reale, più vera.
E a me piace.
Trovo che renda il dialogo molto più umano.

Così gli ho fatto un vocale per fargli delle domande di ‘follow-up’ – ovvero che andassero ad ampliare le informazioni fornite in precedenza.
Domande semplici, come la sua preferenza in termini di atmosfera per il video, cosa il brano significasse per lui e che tipo di emozione volesse trasmettere allo spettatore del video.

Nel fare questo, ho spiegato perché stessi facendo queste altre domande, informandolo che più chiarezza avessi avuto sulla sua idea e meglio avrei saputo rappresentarla.

In questo modo ho mostrato subito 3 cose al mio cliente, senza mai doverle specificare:

  • stavo prendendo il lavoro seriamente;
  • la mia priorità non erano i soldi, ma realizzare un prodotto di cui lui fosse soddisfatto;
  • neanche un secondo speso a parlare con me sarebbe stato tempo perso.

E questo l’ha portato a prendersi del tempo per ragionare su alcune cose.

Volendo rispondere a me nel modo migliore possibile, ha dovuto chiarirsi le idee e dare delle risposte a sé stesso in primis.

Giorno 0 – Sera

Mi ha risposto qualche ora dopo, con la maggior parte delle informazioni che mi servivano.
Ed eravamo ancora al Giorno 0.
Non avrei potuto realizzare nessun tipo concreto di sceneggiatura o planning altrimenti, a meno che lui non avesse voluto darmi carta bianca e lasciare che fossi io decidere tutto.

Man mano che leggevo/ascoltavo i suoi messaggi ho preso appunti, così da poterli riguardare in qualunque momento per assicurarmi di stare andando nella direzione giusta.

Dopo la nostra conversazione, ho iniziato subito a ragionare su quanto mi aveva detto, pensando a modi per tradurre le sue idee in video.

Voleva che il video fosse energico, dinamico.
Le sensazioni che ci trasmette un video spesso non dipendono tanto da cosa succede quanto da come viene mostrato.
Quindi personalmente ho scelto di ottenere questa sensazione tramite il movimento della camera: non avrei avuto nessuna inquadratura statica, ma solo in movimento. Le riprese sarebbero state a mano libera, tenendo il ‘camera shake’.

La location che aveva scelto era un ponte, che è abbastanza iconico per la nostra città.
Dovendo essere un video verticale avrei avuto poco spazio per mostrare elementi intorno al soggetto, almeno sul piano orizzontale.
Quindi mi serviva una focale parecchio larga, una grande profondità di fuoco (apertura del diaframma abbastanza ridotta) in modo che la maggior parte dello sfondo fosse a fuoco o quantomeno ben visibile, e avrei dovuto usare le inquadrature in modo da sfruttare il taglio verticale a mio vantaggio. Se ci fosse stata necessità di mostrare ancora di più, si sarebbe realizzato facendo muovere il soggetto o muovendo la camera intorno al soggetto.

Mi aveva descritto la canzone come felice e estiva, e per questo mi sembrava chiaro che avremo dovuto girare di giorno e includere delle riprese in spiaggia.

Alla fine del Giorno 0 le mie note erano queste.

Giorno 1 – La Sceneggiatura

Il Giorno 1 mi sentivo molto sicuro, grazie alla preparazione che si era già fatta.
Ora dovevo ascoltare la canzone.

Quando lavoro con della musica che includa anche delle parole, dedico sempre del tempo all’ascolto attivo, prestando attenzione alla storia che racconta, e all’utilizzo di frasi e parole chiave. E’ importante creare elementi visivi che corrispondano, si colleghino o suggeriscano elementi della storia che il testo descrive.

Ci sarà sempre qualche rara eccezione, ma generalmente, soprattutto nei video musicali, vuoi fare così.

Quella su cui stavo lavorando è una canzone d’amore, e il video sarebbe iniziato dagli ultimi versi della strofa entrando nel pre-ritornello e sarebbe finito con il bridge dopo il ritornello.
Il ritornello inizia con una frase sulla pioggia.
Ho pensato di creare un gancio visivo che evidenziasse questo momento per lo spettatore, e che si collegasse alle parole in modo che venissero sentite tanto quanto ascoltate.

Ho deciso che il soggetto avrebbe aperto un ombrello, esattamente quello che faresti se piovesse.

Vedendo un ombrello, pensi alla pioggia.
E’ istintivo, per questo funziona.

Ma non mi sono fermato qui.
Ho deciso che il soggetto avrebbe aperto l’ombrello verso la camera, in modo da coprire tutta l’inquadratura e usarlo per nascondere un taglio.
In pratica apre un ombrello in un posto, ma quando lo toglie è in un altro.
Cambiare l’intera scena in modo così netto enfatizza la transizione da pre-ritornello a ritornello: stiamo entrando in una parte diversa della canzone, e lo rifletto portandoti in un altro posto.
Un elemento del genere lavora quasi sul subconscio potremmo dire, ma funziona.

Questo mi ha dato l’occasione per aggiungere un altro elemento: il testo. In quei pochi secondi in cui l’ombrello avrebbe coperto l’inquadratura, non ci sarebbe stato nient’altro.
Era il momento perfetto per evidenziare il testo, facendolo apparire sull’ombrello.

Questi per me erano elementi chiave, e sarebbero stati la mia priorità durante le riprese.

In seguito, ho annotato una lista di movimenti, gesti ed elementi che per me si collegavano al testo del minuto di canzone su cui avremmo lavorato. Il risultato è stato questo.

Nota: non ho preso nessun appunto riguardo a inquadrature specifiche perché le avevo già abbastanza chiare in testa e non ne ho sentito il bisogno.
Dove leggi ponte, spiaggia, cielo, nelle note del Giorno 0 – avevo delle idee per come avrei inquadrato ciascuno di questi elementi e ciascuna scena a questo punto.

Accertarsi Sempre

Dopo aver riorganizzato i miei pensieri e definito più chiaramente le mie idee, ne ho condiviso la maggior parte con il cliente.
Era importante per me non solo che lui sapesse da prima cosa saremmo andati a fare, ma anche essere sicuro che gli piacesse.

Siamo stati fortunati a trovarci d’accordo da subito. Se non fosse stato così, sarei stato io a dovermi adattare. Avrei dovuto chiarire cosa non gli piacesse e perché, e fare ulteriori domande per capire meglio quali fossero la sua idea e la sua visione.

Giorno 2 – Le Riprese

Era fondamentale che il cliente sapesse cosa saremmo andati a fare, perché fosse preparato.
Giunti alla mattina del Giorno 2 abbiamo discusso e fatto una lista delle prop – gli accessori – che avremo usato.
Appena ci siamo incontrati abbiamo verificato di avere tutto.

Ci siamo incontrati vicino alla location e la abbiamo raggiunta insieme. Lì gli ho spiegato le inquadrature che avevo in mente. Quando non riusciva a immaginarle, ho fatto delle foto così da mostrargli cosa intendessi.
A questo punto avevo la sua fiducia, ed ero sicuro che le nostre idee combaciassero.
Ma questo non significa che io potessi dirgli di fidarsi e basta. Non solo non è professionale, ma il cliente non dovrebbe mai trovarsi a dover indovinare cosa stai facendo. Così come tu non dovresti mai trovarti a indovinare se stai facendo bene.

Si chiede. Si comunica.

Dovendo fare il lip sync, abbiamo portato uno speaker bluetooth, così da riprodurre la canzone e permettergli di essere al 100% in sync.

Per quanto si tratta della regia, ho lasciato all’artista tutto lo spazio possibile.
Gli ho suggerito di muoversi e gesticolare in un modo che andasse a esprimere le parole che stava cantando, senza uscire da quella che è la sua identità.
Non vuoi che il tuo artista appaia ‘ingessato’, né che si muova come qualcun altro.

Per ogni inquadratura e ogni scena abbiamo filmato diversi take, e fra un take e l’altro si parlava. Io gli mostravo il take, o parti del take, dicendogli cosa mi era piaciuto e su cosa avremmo potuto spingere di più, così come gli dicevo le cose che per me non funzionavano o non rendevano troppo bene in camera, e gliele facevo vedere.

Lui mi ascoltava e diceva la sua.
Cosa a lui piaceva o no, cosa gli andava di provare a fare diversamente, ma anche proposte di cose che io avrei potuto provare a fare diversamente.

Comunicando in questo modo, e filmando diversi take, mi sono assicurato che avessimo una varietà di movimenti e interazioni, e che tutto rispecchiasse la qualità che volevamo.

Avevamo circa 3 ore per effettuare le riprese, e non sarei passato a inquadrature o scene successive finché non fossi stato sicuro che quella corrente fosse stata catturata in modo soddisfacente.
In circa 2 ore avevamo finito.

Quando sono tornato dalle riprese quella sera, ho trasferito immediatamente tutte le clip sul mio computer e ho avviato un progetto nel software che utilizzo per il montaggio. Ho allineato ogni clip con la traccia musicale e le ho colorate in modo che tutti i take di una stessa scena o di una stessa inquadratura fossero dello stesso colore.

Giorno 3 – Montaggio e Consegna

Non importa quanto a lungo tu faccia questo lavoro, svegliarsi e trovare un progetto nuovo già preparato per il montaggio è una sensazione bellissima, e ti permette di concentrarti subito sulla parte più importante, senza distrazioni.

Per questo progetto ho lavorato con due timelines/sequenze.
Una era quella che avevo già impostato, con tutte le clip allineate alla musica e colorate, che ho usato come media pool, in modo che ogni sezione che prendessi fosse già allineata con la musica. La seconda era quella sulla quale ho effettivamente montato il video.

Ho riguardato ogni clip dall’inizio alla fine con la traccia musicale sotto, copiando ogni parte che mi piacesse sulla seconda timeline.
Scene diverse girate sulla stessa parte del brano li ho messi su layer diversi, in modo da poter passare velocemente dall’uno all’altro e capire quale rendesse meglio, e da poter tagliare liberamente fra l’uno e l’altro se avessi voluto.

Quando avevo una selezione generica delle varie clip per ogni parte, ho lavorato sul look: luci, colori, effetti, e ho inserito le scritte.

Dopo di che si trattava perlopiù di ‘fine tuning’, aggiustamenti minuti, per assicurarsi che i tagli cadessero al meglio con la musica e fra loro.
Qui, avere multiple clip già selezionate e pronte su diversi layer mi ha aiutato un sacco quando ho deciso di aggiungere più tagli di quanto preventivato.

Nell’insieme questo lavoro mi ha preso qualche ora.
Appena terminato ho inviato il file al cliente per avere il suo feedback.

Aveva 2 note per me: voleva provare un colore diverso per il testo che avevo messo, e mi ha chiesto di prolungare un po’ lo screentime di due scene che gli piacevano particolarmente.

Abbiamo rapidamente provato un paio di varianti fino a ottenere il video finale.
Ci sono voluti 10 minuti.

Qui trovate: la canzone, l’Instagram dell’artista e il suo canale YouTube.

Il video, così come la canzone, è fuori adesso.

Spero che questo contenuto sia stato utile e informativo per te.
Se hai mai filmato un video musicale, sentiti libero di condividerlo qui sotto, mi piacerebbe molto vederlo!


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